venerdì 30 dicembre 2011

Fastidi vari e muscoletti deboli...

Che dire, oggi ho ben 40 globuli bianchi, meno di una classe delle elementari, e tutto ciò scatena piccoli disturbi.. E' comparsa la tanto temuta mucosite e peggiorano i problemini di pancia e dermatiti varie tanto che, per lo meno, sembro colorita e mi chiedono tutti: ma hai preso il sole? . Per ora la soluzione e' bombardarmi di vitamine e sali minerali e consigliarmi di mangiare cose fredde ...
E vabbe', se siamo nate per soffrire, vorrà dire che mi ammazzerò di gelati e ghiaccioli...
Per il resto solito tran tran, chiacchiere con le infermiere, visita della dottoressa, lettura del corriere sull'ipad, libro, qualche bella telefonata con un amica e il mio papa', la solita "signora in giallo" e scrivere sul blog..
Le giornate passano velocemente (ci si chiede come sia possibile ma riesco a inventarmi un sacco di sciocchezze da fare anche qui e anche la mia bellissima sciarpa a righe bianche e rosse procede) e, a parte il desiderio di respirare l'aria vera (altra cosa ovvia per tutti tranne per chi vive in una stanza dove le finestre non hanno la maniglia e l'aria e' costantemente filtrata), in fondo resisto bene.

In attesa di prendere una vera boccata d'aria, magari sperando che quando uscirò siano scesi i pm10, mi diletto a pensare a immagini belle e rilassanti come una passeggiata al mare in inverno, allo stare al sole, sulla mia panchina azzurra in giardino nella mia bella casetta di campagna, a camminare nel bosco tra le foglie secche che scrocchiamo sotto i piedi... Mi rendo conto che sto diventando come l'Amelie del famoso film e penso alle piccole cose che mi danno piacere per una sensazione sul viso, per un rumore o per un profumo..

A proposito di Amelie... Che ne pensate di questa ricettina della creme brulee copiata da un blog di cucina francese.. E' lievemente diversa dalla mia ma mi stuzzica proprio (quando esco mi compro il bruciatore a gas per caramellare (accessorio fondamentale in ogni cucina come dice Massimo) e la preparo!

La ricetta: Crème brûlée à la vanille
Ingredienti:
500 ml di panna fresca
5 tuorli d'uovo
75 g di zucchero
1 baccello di vaniglia
zucchero di canna
Preriscaldare il forno a 150°C. Tagliare il baccello di vaniglia a metà, nel senso della lunghezza, prelevare i semi con l'aiuto di un coltello e metterli da parte. Sbattere i tuorli e lo zucchero con una frusta elettrica fino a sbiancare il composto. Versare la panna e i semi di vaniglia in un pentolino e scaldare su fuoco dolce, al primo accenno di bollore togliere subito dal fuoco, filtrare il tutto con un colino e versare molto lentamente sui tuorli continuando a mescolare; Distribuire in 4 o 5 cocottine individuali , riempiendole per 3/4; sistemare le cocottes in una teglia abbastanza alta e riempire d'acqua (le cocottes devono essere immerse per metà). Infornare e cuocere per circa 1 ora e 15', la crema dev'essere ben ferma sui bordi e morbida al centro.
Lasciar raffreddare completamente, coprire ogni cocotte con pellicola e lasciare in frigo per almeno 3 ore. Al momento di servire, distribuire un cucchiaino raso di zucchero di canna su ogni dessert e caramellare con l'apposito attrezzo o con il grill del forno.

mercoledì 28 dicembre 2011

Dietro sollecitazione di Roby.. Ecco alcune idee per lo strudel

Roberta mi chiede qualche idea per lo strudel...
Certo che mi volete distruggere.. Io questa sera ho mangiato pane e formaggini e forse e' il primo pasto decente da quattro giorni...
Premetto che di ricette di strudel ce ne sono mille e anche io non ne ho una fissa..
Soprattutto il ripieno e' un qualcosa di mutevole che si adegua anche a ciò che ho in casa.
Di base pero' la prima decisione da prendere e' se si e' pigri e si decide di fare in fretta o si vuole fare tutto per bene e quindi anche l'impasto.
Quella veloce che faccio spessissimo e che in mezz'ora e' pronto bello caldo da mangiare eventualmente con il gelato richiede l'utilizzo della pasta sfoglia pronta e già stesa.
In questo caso preferisco precuocere il ripieno in padella.
Servono 4 o 5 mele renette, burro, uvetta, pinoli, cannella, zucchero di canna, un limone e un pizzico di sale.
Pulire ed affettare sottilmente le mele, spruzzarle con il succo di limone per non farle annerire e mettere in ammollo in acqua calda l'uvetta.
A questo punto del lavoro a casa nostra ci si deve prendere una pausa. I nostri cagnoni pelosi, dopo aver contribuito fissandomi intensamente alla preparazione delle mele, attendono il loro premio: le bucce di mela.. Athos a questo punto fa un disastro sul pavimento lanciando pezzetti di mela dai lati della bocca (e' vecchietto e imbranato) e quindi bisogna anche ripulire il pavimento..

Per chi non ha cani tutto e' più semplice (ma meno entusiasmante) e si può procedere a cuocere le mele.
In una padella antiaderente sciogliere una noce di burro e aggiungere le mele, quattro o cinque cucchiai di zucchero e far appassire e caramellare le mele. Quando iniziano ad essere scure e ben asciutte aggiungere l'uvetta strizzata, i pinoli, la cannella (circa un cucchiaino o a seconda del gusto ma attenzione a non esagerare, e' molto profumata).
Disporre il ripieno sulla pasta e chiudere bene i lembi sopra e sui lati spennellandoli con un po' d'acqua.
Se si ha voglia e tempo si può spennellare la superficie con un uovo sbattuto e spolverarla di zucchero a velo che, in cottura, caramellera' e donera' un bel colore allo strudel.


La versione seria prevede la preparazione dell'impasto.
300 gr di farina
1 uovo
60 ml di olio
80 gr di zucchero fine
8 cucchiai di vinsanto o vino liquoroso
Sale burro e farina

Impastare la farina, l'uovo, un pizzico di sale, lo zucchero, l'olio e amalgamare versando a filo il vino tiepido.
Impastare bene e a lungo (circa quindici minuti) e formare una palla. Farla riposare mezz'ora sotto una ciotola calda.
Stendere l'impasto con il matterello in una sfoglia sottile su un canovaccio infarinato.
Farcire con l'impasto a crudo (in questo caso consiglio di aumentare le dosi e, volendo aggiungere anche frutta essiccata come fichi, prugne o albicocche a pezzetti e fette biscottate o biscotti sbriciolati (servono per assorbire l'umidita prodotta dalle mele).
Arrotolare lo strudel e chiudere bene i bordi. Cuocere a 170 gradi per 50 minuti.

A piccoli passi

Mi sembra di camminare a piccoli passi, come una tartaruga che si muove lentamente verso la meta.
Non sono ancora in forma ma piano piano va meglio e il mio stomaco sta smettendo di litigare con se stesso e con gli altri organi vicini..
E poi altra giornata senza febbre, altro piccolo, minuscolo successo..
In compenso, non sentendomi ancora pronta a riprendere la carriera di produttrice di sciarpe ai ferri, ho iniziato un'altro bel libro che si intitola " le luci nelle case degli altri" storia di una bimba che, persa la mamma, si trova ad essere sostanzialmente adottata dal condominio.. La mamma di questa bimba augura alla sua piccola appena nata, in una lettera scritta in italiano un po' stentato, alcune cose molto belle che sono difficili da augurare a chi ami ma che rendono uniche e più belle le persone..
Eccone un paio e poi le altre nel libro:
Che tu cresca rara come una giraffa in citta' ma con l'istinto domestico del cagnolino..
Che, nei momenti di disperazione, non ti venga in mente di invidiare la felicita' degli altri, le fortune, i successi degli altri, le certezze, i risultati, le luci nelle case degli altri: dappertutto c'e del bene, dappertutto c'e del male

Pensando alle luci nelle case degli altri ho pensato a quante volte, da che sono qui, mi sono trovata a guardare le altre finestre con le luci accese e pensare alle storie nascoste dietro quelle luci.. Questo e' un ospedale grande e chissà quante storie di amore, dolore e paura ci sono dietro ciascuna finestra... E nelle ultime ore cinque ricoveri dal pronto soccorso nel reparto... La nostra vita può veramente cambiare in un soffio...

lunedì 26 dicembre 2011

E visto che tanti avranno mangiato troppo..

Il mio regalo di natale in ritardo e' una delle ricettina del mio libro donatami dalla mia mamma.. Una torta assolutamente dietetica senza grassi, adatta ad addolcirsi la bocca dopo i bagordi (degli altri) natalizi.

Torta di mele senza grassi della mamma
 
200 gr di farina
50 gr di fecola di patate
120 gr di zucchero
1 bustina di lievito
1 bustina di vanillina
½ bicchiere di succo d’arancio
½ bicchiere di latte
1 limone e 1 arancio non trattato
2-3 mele
Cioccolato a pezzetti o in gocce
Noci uvetta
Marsala
zucchero
 
Affettare le mele e macerarle con un cucchiaio di zucchero e del marsala.
In una terrina miscelare bene con la frusta la farina, la fecola, il lievito, la scorza di agrumi grattugiata, lo zucchero,  il succo e il latte,il cioccolato, le noci e l’uvetta. Foderare una tortiera di carta da forno bagnata e strizzata e versare i 2/3 di impasto. Distribuire le mele scolate e ricoprire con il restante impasto. Cuocere in forno caldo a 180° per 20-25 minuti.

Dopo due giorni di silenzio..

Un natale che non dimenticherò mai... E' stata una giornata dura per tanti motivi psicologici ma, visto che non sono una donna così profonda, direi soprattutto fisici...
Alle altre donne che mi leggono chiedo: cosa non vorreste mai vi succedesse davanti al vostro compagno?
Io ieri ho toccato il fondo (spero almeno, anche se non si possono mai porre limiti alla provvidenza) e, senza entrare in dettagli tecnici poco gradevoli, avrei voluto cancellare quei momenti... Vabbe', a questo punto credo che non vi siano più segreti fra noi..
Comunque sono di nuovo qui, più o meno decente nell'aspetto e nell'umore e pronta a ricominciare a battagliare con i miei globulini...
Natale e' passato e, pur se assurdo, almeno lo ho trascorso con Massimo e mio papà.. Loro hanno festeggiato con un ricco menù a base di tramezzini e prosecco ed io... Lasciamo perdere!
Diciamo un po' diverso da quei bei natali trascorsi in campagna tutti insieme con pranzone da dieci portate, lo stufato fantastico di papà, i pasticcini di Rovida e il panettone e la passeggiata con mamma, papà, Athos, Alice e qualche nipote che decideva di seguirci nelle stradine di campagna vicine a casa..
Una parte di tutto ciò non tornerà mai piu' ma sono ben determinata a godere ancora di quell'atmosfera di sano spirito natalizio che ci circondava..
Anzi, forse tutto ciò ci ha ancora più unito..
Questa sera una bella chiacchierata con una collega che ho sempre conosciuto poco e che da anni vive una malattia molto impegnativa mi ha portato ancora di più a riflettere su come la malattia, in ciascuna sua forma, ti insegni a godere dei momenti della vita e degli affetti in modo molto più profondo.
Ed anche la famiglia cambia prospettiva.. Da anni non parlavo così tanto con mio padre, e, in una sfera di comunicazione diversa, con mia madre.. E sempre di più sono Famiglia i miei cognati, i miei nipotini e la mamma di Massimo e tanti amici fantastici...
Un'altra collega che, con dolcezza e delicatezza, mi scrive pensieri bellissimi a tarda sera mi ha donato una bella poesia sul natale:


 * Albero di Natale*
 
Tu che ne dici o Signore, se in questo Natale
faccio un bell'albero dentro il mio cuore e ci attacco,
invece delle palline colorate, i nomi delle persone che amo?

Le persone lontane e vicine. Gli amici nuovi e quelli di sempre.
Quelli che sento tutti i giorni e quelli che vedo di rado.
Quelli che ricordo sempre
e quelli che, alle volte, restano soltanto nei ricordi.

Quelli che sono parte dei miei giorni e
quelli che compaiono nella mia vita anche per caso.
Quelli delle ore difficili e quelli delle ore allegre.
Quelli che, senza volerlo, mi hanno fatto soffrire,
e quelli che mi fanno sempre sorridere.
Quelli che conosco profondamente
e quelli dei quali conosco solo le apparenze.

Quelli che mi devono poco e quelli ai quali devo molto.
I miei amici semplici ed i miei amici importanti.
I nomi di tutti quelli che sono già passati nella mia vita.
Un albero con radici molto profonde
perché i loro nomi non escano mai dal mio cuore.

Un albero dai rami molto grandi,
perché nuovi nomi venuti da tutto il mondo
si uniscano ai già esistenti.
Un albero con un'ombra molto gradevole,
che possa ristorarmi nei momenti difficili...

...che la nostra Amicizia
sia un momento di ristoro profondo
durante le lotte della vita

sabato 24 dicembre 2011

E' la vigilia di natale...

Ci siamo, seconda tranche di terapia e poi teniamo le dita incrociate..
Per ora va tutto bene, piccoli effetti collaterali ogni volta nuovi e diversi, ma senza problematiche particolari...
Questo e' il bollettino medico del giorno.
Ma questo e' anche il giorno in cui penso di piu' a quanto mi mancherà negli anni a venire chi, anche dopo tanti anni, viveva il Natale con tanta emozione: la mia mamma.
E' lei che, quando ero piccola, ha saputo costruire la magia della mattina di natale con l'arrivo notturno di gesu' bambino (ai nostri tempi era lui a portare i regali e forse era più parsimonioso ma più giusto)..
Più grandicella davo una mano, nel giorno della Vigilia, nel negozio dei miei e, nel caos della gente con i regali dell'ultimo minuto, nel correre tutti dietro il banco stretto del negozio con mia nonna sempre in mezzo, la mamma che faceva pacchetti mentre serviva un altro cliente, e io che, fiera della responsabilita' che avevo, cercavo di fare bene i conti nel dare i resti e mettere i pacchettini nelle borse sorridendo a tutti e facendo gli auguri, papà che spariva per comprare qualcosa di buono per la sera e che tornava e aveva tanti clienti/ amici che lo aspettavano e si metteva a parlare e la mamma che gli diceva "Giancarlo.... Su dai.." perché era sempre di corsa e non voleva far aspettare nessuno, si respirava un aria di Natale che non dimenticherò mai.
La sera tardi poi, a casa, con i piedi doloranti e una stanchezza mai più provata, si aprivano i pacchettini mangiando pasticcini... Tra di noi, con l'emozione di scoprire...
E recentemente, da quando abbiamo iniziato a festeggiare il Natale in campagna, l'arrivo dei miei, ma della mamma soprattutto, era il momento di maggior caos perché aveva pacchettini per tutti, anche per Athos e Alice, i miei amati cagnoni, che subito capivano in che sacchetto fossero giochi e biscotti per loro e già dal giardino saltavano come pazzi e a lei ridevano gli occhi....

giovedì 22 dicembre 2011

Come anche un reparto d'ospedale possa farti sentire in famiglia...

Questo e' il periodo in cui mi trovo a ricredermi su tantissime cose.
Ho sempre avuto il terrore dell'ospedale, l'imbarazzo della perdita di privacy, l'ansia degli aghi, la paura dei dottori e non voglio nemmeno parlare di come guardavo con pura angoscia a quei pazienti che vedi in tv con tubi e tubicini che fuoriescono dal corpo..
Poi sono finita qui.. Il reparto di Ematologia del Policlinico e piano piano, giorno dopo giorno ho superato ogni paura.
Sia ben chiaro, non sono felice di essere qui. Voglio con tutta me stessa uscire di qui perfettamente guarita e fare altre mille cose nella mia vita. Pero' qui ho trovato talmente tante persone stupende cosi' da non sentire quel senso di smarrimento e solitudine che temevo.
C'è il Dottore che mi segue, diretto e schietto ma sempre sorridente (anche se sotto la mascherina il sorriso non si vede) e talmente scrupoloso da sentirmi protetta in ogni momento perché so per certo che approfondisce e controlla ogni minimo segnale..
C'è la dottoressa di medicina generale che mi visita ogni giorno e che con sguardi dolci e attenzione si cura di me (e se non e' in ospedale lo fa a distanza informandosi su come sto. Quanti medici conosciamo con tanta passione.. Io fino a ieri pochi ma ora mi sono proprio ricreduta)
C'e la dottoressa del protocollo piastrine, conosciuta per una ricerca ma con cui faccio belle chiacchierate e che mi spiega mille cose sulla malattia e a cui in cambio dispenso ricette..
Ci sono tutti gli infermieri, ognuno con le sue caratteristiche uniche ma tutti con un unico comun denominatore: il sorriso e la gentilezza e la professionalità con cui fanno il loro lavoro che forse e' un po' più di un lavoro..
Ci sono le operatrici ospedaliere che, tra le altre mille cose e nei limiti della tragedia alimentare che si vive a causa delle schifezze che vengono propinate, cercano di assecondare i gusti di tutti con un sorriso e una battuta.
E poi ci sono tutti i medici che, pur se non ti seguono direttamente, sanno tutto di te e sono sempre disponibili e tu capisci che qui il lavoro e' veramente fatto in equipe...

Il giorno di Natale lo festeggiero' qui con la mia famiglia ristretta (papà e Massimo) e con questa nuova strana famiglia allargata e, pur se sotto scacco ciclosporine, so che sarà un Natale unico (che spero di non ripetere mai più) ma che ricorderò per tutta la mia vita e sul quale riderò pensando a quante battute avranno fatto quel giorno Paolo e Luigi o alla Pina che al pomeriggio tenterà di farmi fare merenda con il pandoro...

mercoledì 21 dicembre 2011

Per completare le richieste delle amiche e per fare un tuffo nella mia infanzia: un piatto tipico di Alessandria

Da quando sono piccola mangio questa delizia. Forse il piatto preferito di Massimo che li chiede sempre a me ma anche e soprattutto alla mia amica Elisabetta, vera professionista di Rabaton..
In realtà sono un piatto primaverile ma io li adoro tutto l'anno e spesso li faccio anche a Natale, piacciono a tutti e, con una piccola variante di ingredienti, vanno bene anche per il mio nipotino allergico ai derivati del grano.. Abbinati ai più classici cappelletti in brodo per me fanno proprio Natale...
Quest'anno si salta ma voglio regalarvi questa ricettina conosciuta forse solo dagli altri alessandrini...

Rabaton

300/400 gr di biete o spinaci o, se in stagione, di erbe di campo come ortiche, tarassaco..
1 manciata di prezzemolo e maggiorana tritati
200 gr di ricotta
2 uova
150 gr di grana
Noce moscata
Pam grattato
Farina
Brodo di carne (o di dado in assenza)
Burro
Salvia
Sale

Lessare le biete o gli spinaci in acqua salata, scolarle bene e, una volta fredde, strizzarle bene bene e tritarle.
In una ciotola mescolare le biete tritate, le erbe aromatiche, le uova, la ricotta scolata dall'eventuale liquido, 80 gr di grana un po' di sale e una bella grattugiata di noce moscata.
Unire qualche cucchiaio di pan grattato a seconda del grado di umidità dell'impasto. (nel caso di intolleranze al grano si può sostituire il pan grattato con un po' di farina di riso)
Formare delle polpettine e "rabattarle" ossia rotolarle su un piano lievemente infarinato fino ad avere un salsicciotto grande come un dito della mano. passarli velocemente nella farina (eventualmente di riso) facendo cadere quella in eccesso e lessarli nel brodo in ebollizione.
Scolarli appena vengono a galla e porli in una teglia lievemente unta di burro fuso aromatizzato con la salvia. Condire con altro burro e una spolverata di formaggio grattugiato. Passare in forno a gratinare pochi minuti..
Buon Natale a tutti!!!!!

Ps. Alle alessandrine spazio per tutti i suggerimenti e i correttivi alla ricetta!

Trovare il tempo...

Un vecchio canto irlandese o inglese, non ricordo ma non e' rilevante, diceva:

"Trova il tempo di riflettere, è la fonte della forza.
Trova il tempo di giocare, è il segreto della giovinezza.
Trova il tempo di leggere, è la base del sapere.
Trova il tempo di essere gentile, è la strada della felicità.
Trova il tempo di sognare, è il sentiero che porta alle stelle.
Trova il tempo di amare, è la vera gioia di vivere."

Tante volte ho dimenticato di seguire questi suggerimenti nella mia vita ma oggi, un po' per ciò che mi e' successo, un po' perché a fine anno si fanno sempre i buoni propositi ho imparato ad applicare piccoli accorgimenti giornalieri.

Mi trovo a pensare tanto a me, a Massimo, ai miei amici, alle cose che vorrò fare domani, a come vorrei invecchiare, a mio papà, a mia mamma, ai miei adorati cagnoni coltivando i bei ricordi e nutrendo le aspettative sul futuro...
Dedico tempo al gioco inteso come modo di scherzare con gli amici, giocare con il Blog e anche con i giochini più stupidi scaricati sull'ipad, con il lavoro a maglia (visto quanto sono portata non lo posso definire ancora un vero hobby), con la Nintendo e i giochi prestati dal mio nipotino Lorenzo..
Trovo il tempo di leggere, questo e' tempo che oggi apprezzo e che avevo perso. Solo in vacanza, nel passato, riuscivo a dedicare tempo di qualita' alla lettura ( che per me significa leggere interi capitoli di un libro di seguito rileggendo anche i passaggi piu belli e non poche pagine prima di dormire). Quando accudivo la mamma, nei lunghi pomeriggi in cui lei spossata sonnecchiava, mi sono ritrovata a piangere perché avevo finito un bel libro che aveva rappresentato il tuffo in un mondo parallelo più sereno di quello che stavo vivendo.
Cerco di essere gentile, e per me essere gentile significa tante cose che non faccio sempre bene, ma che ritengo tutte importanti come ascoltare, essere sorridente e positiva e non rovesciare le mie paure sugli altri in modo eccessivo, pensare al benessere del mio amore e mille piccoli gesti quotidiani che ci costano poco e che possono far piacere agli altri..
Invece posso dire di aver sempre sognato tanto e, oggi mi sto sforzando ancora di piu' di farlo, anche se mi sento un po' bloccata a riguardo, come se avessi paura che tanti sogni sul futuro non si possano realizzare..
Questo e' il buon proposito del 2012: sognare la guarigione, le diverse vacanze che voglio fare, la festa che faro' per tutti gli amici una volta sconfitta la leucemia, il ritorno al lavoro e tutte le cose belle che potrò realizzare domani...
E continuo ad amare, profondamente, con tutta me stessa, la vita e il mio compagno perché ..... Perche' e' l'unica cosa che conta!!

martedì 20 dicembre 2011

Le gioie del blog...

Da neofita di blog mai avrei pensato di essere letta e di ricevere commenti da persone che non conosco... Questa mia avventura e' nata per il bisogno di scrivere una sorta di diario su questa esperienza e imparare anche a ridere delle cose surreali che mi capitano. Ed invece una grande e piacevolissima sorpresa. Una amica di un'amica mi ha fatto un bel regalo cucinando e inserendo una bella foto dei miei pancakes... Se volete leggere il suo delizioso blog di cucina il lynk e' qui a lato nell' elenco dei siti... E tramite lei altre belle scoperte e nuove potenziali conoscenze che mi scrivono parole molto belle e che mi invitano a condividere le loro esperienze. Mi sento veramente come una bambina che scopre il mondo della rete con occhi ingenui... Da persona che si e' sempre tenuta alla larga da facebook, lynkedin , twitter and co, e' proprio una bella scoperta. Quindi grazie per il supporto..
Veniamo a noi.. Sto un pochino meglio in questi giorni e tutto procede nell'attesa di ripetere venerdì la terapia "bombardone".
Che donnina fortunata: a Natale ripeto l'infusione delle mie amiche ciclosporine! Ed io che ho tentato di corrompere Luigi, abile infermiere e bravo cuoco di origini campane, a dedicarsi alla preparazione del pranzo di Natale del reparto. Non mi potrò godere nulla delle sue prelibatezze! Una volta tanto che non si deve mangiare l'orrendo cibo dell'ospedale...
Vabbe', per fortuna ci sono sempre i crackers...

lunedì 19 dicembre 2011

Dopo una giornata dura oggi c'è un po' di sole

Ieri e' stata una giornata un po' dura, disturbi strani e mai provati che davano proprio l'idea dello svolgersi di una battaglia al mio interno...
Gli unici strascichi sono un fastidioso senso di disgusto che fa si che io riesca a mangiare solo cracker salati...
Per questo oggi ho pensato di postare una ricettina sfiziosa per qualche aperitivo prenatalizio e che forse mangerei anche io in questi giorni di stomaco in subbuglio

Salatini di sfoglia (semplicissimi)

In base al numero di ospiti potete decidere quanti fogli di sfoglia vi servono. Qui vi elenco alcune versioni possibili

2 fogli di sfoglia pronta
Sugo di pomodoro ben ristretto
Origano
Formaggio tipo provolone o scamorza grattugiato
Sale e pepe

Posizionare un foglio di pasta sfoglia sulla placca del forno o una teglia a misura coperta di carta da forno. Versare un po' di salsa in modo da coprire tutta la superficie ma senza esagerare.
Cospargere di origano e con il formaggio grattugiato. Cn dire con un pizzico di sale e una grattata di pepe. Coprire con l'altro foglio e con la rotella taglia pasta tagliare a quadratini. . Spennellare con olio o con uovo sbattuto e Infornare a 200 gradi 15/20 minuti fino a che ben dorato.

Altre farciture e stesso procedimento:
Salsiccia saltata e ben sbriciolata e stracchino mescolati insieme
Radicchio rosso saltato in padella con olio e cipolla e scamorza affumicata grattugiata
Gorgonzola lievemente ammorbidito a crema con un cucchiao o due di latte e granella di noci
Un classico dei classici: fette di prosciutto cotto e fettine di fontina o emmental
Ricotta, pomodorini secchi grattugiati e capperi e acciughe. Il tutto va tritato insieme e cosparso sulla sfoglia in modo uniforme come per tutte le farciture...



Le stesse farciture possono essere usate per comporre forme di salatini diverse a triangolino o a pacchetto. La soluzione che vi propongo e' pero' la più veloce e semplice e quella che permette di fare piccoli salatini in grande quantita'.

Ps trucchetto: i tagli fatti con la rotella dovrebbero aver ben sigillato i singoli pacchettini ma, se non si staccassero bene, una volta cotti ripassare nei tagli con la rotella.

sabato 17 dicembre 2011

Storiella

IL VASO DI MAIONESE ED I DUE BICCHIERI DI VINO

Un professore stava davanti alla sua classe di filosofia ed aveva davanti alcuni oggetti.
Quando la classe cominciò a zittirsi, prese un grande barattolo di maionese vuoto e lo iniziò a riempire di palline da golf.
Chiese poi agli studenti se il barattolo fosse pieno e costoro risposero che lo era.
Il professore allora prese un barattolo di ghiaia e lo rovesciò nel Barattolo di maionese. Lo scosse leggermente ed i sassolini si posizionarono negli spazi vuoti, tra le palline da golf.
Chiese di nuovo agli studenti se il barattolo fosse pieno e questi concordarono che lo era.
Il professore prese allora una scatola di sabbia e la rovesciò, aggiungendola nel barattolo; ovviamente la sabbia si sparse ovunque all'interno.
Chiese ancora una volta se il barattolo fosse pieno e gli studenti risposero ancora una volta con un unanime 'si'.
Il professore estrasse quindi due Bicchieri di Vino da sotto la cattedra e aggiunse il loro intero contenuto nel barattolo, andando così effettivamente a riempire gli spazi vuoti nella sabbia.
Gli studenti risero.
Ora, disse il professore non appena la risata si fu placata, voglio che consideriate questo barattolo come la vostra Vita.
-Le palle da golf sono le cose importanti: la vostra famiglia, i vostri bambini,la vostra salute, i vostri amici e le vostre passioni; le cose per cui,se anche tutto il resto andasse perduto e solo queste rimanessero, la vostra vita continuerebbe ad essere piena.
-I sassolini sono le altre cose che hanno importanza, come il vostro lavoro, la casa, la macchina....
-La sabbia è tutto il resto: le piccole cose.
Se voi mettete nel barattolo la sabbia per prima, non ci sarà spazio per la ghiaia e nemmeno per le palle da golf.
Lo stesso vale per la vita: se spendete tutto il vostro tempo e le vostre energie dietro le piccole cose, non avrete più spazio per le cose che sono importanti per voi.
Prestate attenzione alle cose che sono indispensabili per la vostra felicità:
Giocate con i vostri bambini,
godetevi la famiglia ed i genitori fin che ci sono. Portate il vostro compagno/a fuori a cena....E non solo nelle occasioni importanti!
Dedicatevi a ciò che amate ed alle passioni, tanto ci sarà sempre tempo per fissare gli appuntamenti o per pulire la casa.
Prendetevi cura per prima cosa delle palle da golf, le cose che contano davvero.
Fissate le priorità....il resto è solo Sabbia.
Uno degli studenti alzò la mano e chiese che cosa rappresentasse il vino.
Il professore sorrise: Sono felice che tu me l'abbia chiesto.
-Il vino serve solo per mostrarvi che non importa quanto piena possa sembrarvi la vostra vita: ci sarà sempre lo spazio per un paio di bicchieri di vino con un amico.

Nel mio caso manca il vino ma ho riscoperto la grande gioia che ti da passare un po' ti tempo a parlare con gli amici....

Eccomi qui..

Non avrei mai creduto ma questo blog mi e' mancato... E' iniziato come un gioco ma sta sempre più diventando un bisogno.. Il luogo dove condividere i miei pensieri e sentire l'affetto di tanti che mi vogliono bene. Dal momento in cui mi e' venuta la leucemia mi sono resa conto che ce l'avrei potuta fare solo con l'aiuto di tutti coloro che mi vogliono bene... Da qui nasce il mio bisogno di parlare e raccontare cio' che provo e ciò che penso. Come dice il protagonista del libro che sto leggendo (la promessa dell'alba) " Do' il meglio di me quando ho un pubblico" - e questa volta mi servono veramente tutte le mie risorse!!

Ho iniziato ieri la terapia chiamata "bombardone" ossia una bella chemio strong che per ora mi sta dando pochi effetti collaterali.. Speriamo pero' che ne stia dando ai globuli malati almeno!!
In queste giornate mi ritrovo costantemente a pensare che la vita va goduta in ogni suo istante. Il corso del quotidiano a cui siamo abituati e a cui quasi non facciamo caso può essere stravolto in un momento.
E oggi il mio quotidiano e' fatto di cose molto diverse ma molto piu' importanti di mille che avrei fatto in un normale sabato prenatalizio fuori da qui.
Ho visto la mia bella cognatina che, per venire a trovarmi ha mollato i tre nanetti dopo avere debellato lo strepotococco di tutti e tre e si e' fatta il tampone per essere tranquilla di non contagiarmi, ho chiacchierato con due amici venuti apposta da Alessandria e mi sono goduta tante coccole del mio amore e un film sull'ipad nuovo. Cose normali a cui pero' do oggi un valore molto più alto che nel passato. Un amica mi ha girato una bella storia che credo sia vera per tutti e che rispecchia perfettamente la consapevolezza che ho maturato..

giovedì 15 dicembre 2011

Se sia giusto conoscere tutto della propria malattia o se sia meglio il vecchio approccio di omertà verso il paziente...

Questa mattina mi sono svegliata con una riflessione che nasce da questo periodo di malattie mie e dei miei cari.
Mi sono trovata di fronte ad approcci molto diversi in questi tre mesi.
Andiamo con ordine:
Mia mamma era ricoverata in oncologia, con un primario di una certa età e seguita da una dottoressa deliziosa, vicina alla pensione, piena di sguardi dolci ma di poche parole con tutti. Estirparle informazioni concrete sullo stato di salute della mamma, anche da parente e non solo da paziente, era difficilissimo ed io vivevo con l'ansia del non detto. A parte l'ineluttabile,detto comunque a mezza bocca, non riuscivi a capire tecnicamente cosa avesse e quali complicazioni ci fossero o potessero arrivare.
Credo che questo rappresenti l'approccio della cosiddetta vecchia scuola che crede che sia un gesto di pietas non entrare in dettagli tecnici forse anche inutili.
Poi entro io in ospedale e mi trovo di fronte un dottore ed un intero staff medico con in approccio completamente diverso. Non solo ti spiega tutto, te lo spiega in estremo dettaglio anche tecnico e con visioni catastrofiche ogni tanto (meno male che non sono una che si fa abbattere e che pensa positivo) e che ti invita a conoscere ed approfondire indicandoti anche lynk di siti utili a comprendere...
Ieri il mio dottore mi diceva che questa malattia e come il governo di una nave in un mare in tempesta e che la grande differenza tra un ematologo e altri medici e' che loro non pensano mai che non ci sia più nulla da fare perche' hanno avuto tante conferme di questa teoria e che devono solo essere capaci di tenere a galla la barca tra le onde, per quanto alte, fino ad arrivare in porto...
Non so se per questo pensino che sia meglio avere al proprio fianco un paziente più che consapevole o se sia solo che le cose sono così difficili che e' meglio dirle fin da subito...
Sinceramente, visto come vanno a finire le cose in tante brutte malattie e soprattutto nei tumori, non penso che per gli altri ci siano più chance che in questa malattia... Cambiano gli approcci ma non credo molto i possibili risultati...
La domanda che mi pongo dopo questo sproloquio e' se sia giusto in assoluto uno o l'altro approccio... Dire tutto appena il paziente ti fa una domanda chiara o procedere a dire bugie pietose per non dare notizie che possano abbattere lo spirito?
Quando ero io il parente ho vissuto con altalenanti pensieri, da un lato mi sembrava di ingannare la mamma, dall'altro di proteggerla, Massimo con me ha tentato di fare lo stesso sui rischi della terapia che inizierò oggi e ieri, forse anche un po' arrabbiato dopo aver saputo che avevo parlato approfonditamente con il dottore, avrebbe voluto evitarmi pensieri brutti..
Non riesco a decidermi fino in fondo... Io voglio sapere e essere consapevole anche se sono in una posizione facile: non ho alcuna alternativa se non andare avanti nel mare in tempesta ma mi continuo a chiedere cosa sia più giusto in generale. A volte ci sono persone a cui e' impedito di scegliere del proprio destino. Per la mia mamma non abbiamo potuto fare diversamente ma chissà se per altri non sia più giusto condividere tutto e lasciare a loro l'ultima parola...

mercoledì 14 dicembre 2011

Per chi a questo punto questa sera non se la sente di uscire ma non resiste più alla voglia di pizza.. Se no ci sono sempre i servizi di consegna a domicilio

Pizza ai 4 formaggi rossa per tutta la famiglia

Ingredienti:

1Kg Farina
30 gr Lievito di Birra fresco (si trova nel banco frigo del supermercato)
Olio d'Oliva extravergine
Sale marino
Passata di pomodoro
100 gr di gorgonzola dolce
100 gr di provolone piccante
100 gr di provola affumicata
100 gr di mozzarella fior di latte
Parmigiano reggiano

Mettere su una spianatoia o in una ciotola bella ampia  la farina a fontana, sciogliere il lievito di birra in un bicchiere di acqua calda e aggiungere alla farina, impastare e aggiungere anche un pizzico di sale e un filo d'olio d'oliva, impastare energicamente e a seconda della necessità aggiungete o un po' di farina o dell'acqua, affinchè la pasta venga omogenea ed elastica. Far poi lievitare per almeno 2 ore coperta da un panno umido.
A questo punto ungere con dell' olio una teglia da forno grande o die di medie dimensioni e stendere la pasta cercando di dare un'altezza di circa 1 centimetro scarso alla pasta.
Lasciare un bordino sui lati e con il cucchiaio versare un po' di pomodoro sulla base.
A questo punto ridurre in dadini i formaggi, quindi condire con un filo d'olio la pizza, aggiungete un pizzico di sale e di pepe ed infine cospargete la pizza con i formaggi.
Ora infornare la pizza a 250° per 15 minuti, tirarla fuori fuori e cospargerla con Parmigiano Reggiano e infornare di nuovo per altri 5 minuti.

La pazienza e' una delle grandi prove di questa situazione, ma poi sei felice per piccole cose..

Chi mi conosce sa che non sono una persona estremamente paziente.. Sto pero' imparando che il tempo ha un grande valore e che i ritmi del quotidiano sono completamente diversi in ospedale..
Non mi lamento, le giornate passano tra i miei mille svaghi ma oggi sono impaziente...
Speravo di iniziare la nuova terapia subito, mi sento come braveheart ( a parte i capelli e il look ovviamente) sulla collina pronta a sferrare l'attacco e fremo per cominciare a debellare i maledetti!
Purtroppo pero' pare che il primario non ci sia in questi giorni e quindi dovro' attendere domani...
Nel frattempo pero' la mia fantastica dottoressa Solbiati pensa non solo al mio benessere fisico ma anche a quello psicologico e mi permette, dopo approfondito consulto medico, di soddisfare una delle voglie più volte dichiarata anche sul blog... LA PIZZA ai 4 formaggi!!!!!!
Per cui questa sera festeggiamo e domani saro' ancora più carica per iniziare... GRAZIEEE
So che nella vita fuori da qui (mi rifiuto concettualmente di chiamarla la vita normale) mangiare una pizza e' una banalita', una di quelle cose che fai senza pensarci in una qualsiasi pausa pranzo o il venerdì sera ma qui ogni piccolo gesto ha un grande valore e sei felice come non mai delle piccole cose...

martedì 13 dicembre 2011

Rifletti... Una amica mi ha girato questa lista... Non c'entra con il blog ma mi sono ritrovata in un sacco di cose e penso che anche per molti di voi sarà così... Buona lettura

 A tutti quelli che ci sono stati.
 
- Noi, che le nostre mamme mica ci hanno visti con l'ecografia.
- Noi, che a scuola ci andavamo da soli e da soli tornavamo.
- Noi, che la scuola durava fino alla mezza e poi andavamo a  casa per il pranzo con tutta la famiglia (si, anche con papà).
- Noi, che eravamo tutti buoni compagni di classe, ma se c’era qualche bullo, ci pensava il maestro a sistemarlo sul serio.
- Noi, che se a scuola la maestra ti dava un ceffone, mamma a casa te ne dava 2.
- Noi, che se a scuola la maestra ti metteva una nota sul diario, a casa era il terrore.
- Noi, che quando a scuola c'era l'ora di ginnastica partivamo da casa in tuta, tutti felici.
- Noi, che avevamo le tute lucide acetate dell’Adidas che facevano fico, ma erano pure le uniche.
- Noi, che la gita annuale era un evento speciale e nelle foto delle gite facevamo le corna ed eravamo sempre sorridenti.
- Noi, che le ricerche le facevamo in biblioteca, mica su internet.
- Noi, che la vita di quartiere era piacevole e serena.
-     Noi, che andare al mare nei sedili posteriori della 850 di papà o nella 1100 di nonno era una passeggiata speciale e serbiamo ancora il ricordo di un bagno “pulito” a Rimini o a Fregene.
-     Noi, che alla Domenica andavamo sempre al ristorante, perché ogni papà poteva permetterselo, oppure i nonni ci portavano le paste .
-     Noi, che facevamo 4 mesi di vacanza al mare, da Giugno a Settembre.
-     Noi, che non avevamo videogiochi, né registratori, né computer. Ma avevamo tanti amici .
-     Noi, che per cambiare canale alla TV dovevamo alzarci e i canali erano solo 2.
-     Noi, che andavamo a letto dopo Carosello.
-     Noi, che sapevamo che era pronta la cena perché c'era Happy Days e Fonzie.
-     Noi, che guardavamo allucinati il futuro con “Spazio 1999” .
-     Noi, che se la notte ti svegliavi e accendevi la TV vedevi solo il monoscopio Rai con le nuvole o le pecorelle di interruzione delle trasmissioni.
-     Noi, che ci sentivamo ricchi se avevamo 'Parco Della Vittoria e Viale Dei Giardini'.
-     Noi, che i pattini avevano 4 ruote e si allungavano quando il piede cresceva.
-     Noi, che chi lasciava la scia più lunga nella frenata con la bici era il più fico e che se anche andavi in strada non era così pericoloso.
-     Noi, che dopo la prima partita c'era la rivincita, e poi la bella, e poi la bella della bella.
-     Noi, che avevamo il 'nascondiglio segreto' con il 'passaggio segreto'.
-     Noi, che giocavamo a nomi-cose-animali-città.
-     Noi, che ci divertivamo anche facendo Strega-comanda-colori.
-     Noi, che ci mancavano sempre 4 figurine per finire l'album Panini (celò, celò, celò, celò, celò, celò, mi manca!).
-     Noi, che suonavamo al campanello per chiedere se c'era l'amico in casa, ma che a quelli degli altri suonavamo e poi scappavamo.
-     Noi, che compravamo dal fornaio pizza bianca e mortadella per 100 £ire (= € 0,050!) e non andavamo dal dietologo per problemi di sovrappeso, perché stavamo sempre in giro a giocare.
-     Noi, che bevevamo acqua dal tubo del giardino, non dalla bottiglia PET della minerale ed un gelato costava 50 £ire (pari a € 0,025!).
-     Noi, che le cassette se le mangiava il mangianastri, e ci toccava riavvolgere il nastro con la Bic.
-     Noi, che sentivamo la musica nei mangiadischi sui 45 giri vinile (non nell’Ipod) e adesso se ne vedi uno in un negozio di modernariato tuo figlio ti chiede cos'è.
-     Noi, che al cinema usciva un cartone animato ogni 10 anni e vedevi sempre gli stessi tre o quattro e solo di Disney.
-     Noi, che non avevamo cellulari (c’erano le cabine SIP per telefonare) e nessuno poteva rintracciarci, ma tanto eravamo sicuri anche ai giardinetti.
-     Noi, che giocavamo a pallone in mezzo alla strada con l'unico obbligo di rientrare prima del tramonto.
-     Noi, che trascorrevamo ore a costruirci carretti per lanciarci poi senza freni, finendo inevitabilmente in fossi e cespugli.
-     Noi, che ci sbucciavamo il ginocchio, ci mettevamo il mercuro cromo, e più era rosso più eri fico.
-     Noi, che giocavamo con sassi e legni, palline e carte.
-     Noi, che le barzellette erano Pierino, il fantasma formaggino o c’è un francese-un tedesco-un italiano.
-     Noi, che c'era la Polaroid e aspettavi che si vedesse la foto.
-     Noi, che la Barbie aveva le gambe rigide.
-     Noi, che il 1° Novembre era 'Ognissanti', mica Halloween.
-     Noi, che l'unica merendina era il Buondì Motta e mangiavamo solo i chicchi di zucchero sopra la glassa.
-     Noi, che il Raider faceva concorrenza al Mars.
-     Noi, che a scuola le caramelle costavano 5 £ire.
-     Noi, che si suonava la pianola Bontempi.
-     Noi, che la Ferrari era Lauda e Alboreto, la McLaren Prost , la Williams Mansell , la Lotus Senna e Piquet e la Benetton Nannini e la Tyrrel a 6 ruote!
-     Noi, che la penitenza era 'dire-fare-baciare-lettera-testamento'.
-     Noi, che ci emozionavamo per un bacio su una guancia.
-     Noi, che il Ciao e il Boxer si accendevano pedalando.
-     Noi, che nei mercatini dell'antiquariato troviamo i giocattoli di quando eravamo piccoli e diciamo "guarda! te lo ricordi?" e poi sentiamo un nodo in gola.
-     Noi, che siamo ancora qui e certe cose le abbiamo dimenticate e sorridiamo quando ce le ricordiamo.
-     Noi, che vivevamo negli anni di piombo, in mezzo ad inaudite violenze per lotte sociali e di classe.
-     Noi, che votavamo per i partiti della 1° Repubblica: MSI, DC, PRI, PLI, PSI, PCI, e non per 70 diversi gruppi dai nomi fantasiosi.
-     Noi, che trovammo lavoro tutti e subito. E ci sposammo presto.
 
Noi, che siamo stati tutte queste cose e tanto altro ancora.

OGGI scopri di vivere nel 2011 quando :

1. per caso batti la tua password sul microonde
2. sono anni che non giochi al solitario con carte vere
3. hai una lista di 15 numeri di telefono per chiamare una famiglia di 3 persone
4. mandi una mail al tuo collega che ha l'ufficio vicino al tuo
5. hai perso contatto con i tuoi amici o familiari perchè non hanno indirizzo e-mail
6. arrivi a casa dopo il lavoro e rispondi al telefono come se fossi ancora in ufficio
7. fai lo zero sul tuo telefono di casa per prendere la linea
8. sei al tuo posto di lavoro da 4 anni ma hai lavorato per 3 imprese diverse
10. tutte le pubblicità tv hanno un indirizzo web sullo schermo, in basso
11. vai nel panico se esci da casa senza il cellulare e torni indietro a riprenderlo
12. ti alzi la mattina e la prima cosa che fai è accendere il PC prima di bere un caffè
13. provi ad aprire il portone di casa con il badge dell'ufficio
14. stai leggendo questo testo, sei d'accordo e sorridi
15. peggio ancora, .......sai già a chi rimandare questa e-mail
16. sei troppo occupato per accorgerti che non c'è il numero 9 in questa lista
17. subito guardi il messaggio per vedere se c'è o no il numero 9 nella lista

FERMATI , respira profondamente !
 
Prova almeno una volta al giorno ad ascoltare il tuo cuore

 
 

Siccome, incuranti della malattia, le amiche lanciano richieste...

Senza pietà per un'ammalata sono tutte scatenate a dire: " ma cosa cucino a natale?" ed eccomi qua a dare una ricetta buona, moooolto scenografica, adatta per una decina di persone e perfetta per le grandi occasioni... Si accompagna a del pure' o patate al forno o a un giardinetto di verdurine al burro..
Per i non amanti dei funghi si può anche sostituire il pure' di champignon con degli spinaci ben rosolati al burro e aglio (ovviamente ben scolati e strizzati e fatti asciugare in padella)

Filetto alla Wellington (dosi per 8/10 persone)
 
In questo caso le dimensioni del filetto ne aumentano la morbidezza.
 
800 gr di champignon a fettine
½ bicchiere di cognac
50 gr di burro
1,8 kg di filetto di manzo
2 rotoli di pasta sfoglia o brisèe
1 uovo
sale e pepe
 
Saltare gli champignon con poco burro e sale e pepe. Appena cotte frullarlo per creare un purè. Lasciar sgocciolare i funghi tritati in uno scolapasta a buchi stretti.
Scaldare il forno a 220°. Legare il filetto e rosolarlo in una teglia che possa andare in forno con il burro e sfumare con il cognac. Appena ben rosolato mettere in forno per 20 min. lasciar raffreddare e togliere lo spago. Abbassare il forno a 200°. Stendere la sfoglia unendo i due fogli in modo da ottenere un foglio sufficiente a coprire il filetto. Pareggiare i bordi e tenere da parte i ritagli. Spalmare il purè di funghi sulla pasta lasciando liberi i bordi. Spennellare i bordi con uovo sbattuto e impacchettare il filetto e metterlo nella teglia del forno. Spennellare la pasta con l’uovo. Ritagliare dalla pasta avanzata alcuni decori e apporli sulla pasta. Cuocere in forno per 50 min e lasciar riposare 5 min prima di affettare.

Buon lavoro!
Io, quest'anno, mi godrò il Pranzo di Natale organizzato in reparto!

Oggi si ricomincia

Ieri e' stata una giornata un po' difficile... Me lo sentivo, forse acuisci dei sensi nuovi ed io sapevo dentro di me che non tutto era andato al meglio, e ieri sera la conferma: c'e ancora della malattia in giro e quindi ripartiamo con un nuovo ciclo più sostenuto. Oggi sostituzione del catetere ma molto meno fastidiosa della volta scorsa e oggi pomeriggio o al più domani si incomincia.
Sono serena e carica (il dottore mi definisce battagliera!) e pronta a ripartire. Ammetto che qui si sta comunque bene, sia ben chiaro ho intenzione di uscire presto, ma sono tutti così fantastici, professionali, premurosi e dolci che ti fanno sentire protetta e coccolata e questo aiuta molto..
Certo i miei amici dovranno continuare a vestirsi di verde con mascherina, cuffietta, camice e soprascarpe come medici di ER e baciarmi a distanza ma ormai ci hanno preso gusto e si sono anche abituati all'appannamento degli occhiali da mascherina...

Dante scrisse "Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura!" ogni tanto mi sembra di affrontare un cammino simile ma in fondo lui si e' anche divertito nel percorso e, come me, ha incontrato persone interessanti e piene di umanita'...
Oddio, deliro! Ora mi sento Beatrice...


Le cose belle sono pero' che il mio papà ha trovato la forza di venire a trovarmi e domenica sarà qui e questo e' un grande regalo per me e per lui (sono certa che il vedermi lo aiutera' a reagire e a trovare un nuovo impegno.) E' vero che la mia bellissima famiglia allargata fatta da Massimo, i suoi, i miei amici e i colleghi mi avvolge di amore ma ho bisogno di lui e sono felice di vederlo a breve..

lunedì 12 dicembre 2011

Un regalo per il mio fidanzato... I pancakes

Ovviamente il non andare a casa mi rattrista per tanti motivi e soprattutto per tutti queli non culinari, ma tra questi, c'e anche il fatto che avevo promesso a Massimo di preparargli i pancakes...
E poi che bel ricordo: L'ultima volta in cui la mia mamma e' venuta in campagna era agosto, subito dopo il rientro dalla Scozia e abbiamo fatto colazione fuori con pancakes e sciroppo d'acero e marmellate casalinghe.
Sono buonissimi, in Scozia ce li siamo goduti in più colazioni nei vari bed and breakfast e sono velocissimi da preparare...

Ecco la mia ricetta, iper consolidata, e quella rubata da un blog di ricette americane ancora da testare...

La prima:

200 gr di farina
1 bustina di lievito per dolci
2 cucchiai di zucchero di canna
2 uova
250 ml di latte
Burro
Sale
 
In una ciotola unire farina, lievito, un pizzico di sale, lo zucchero. A parte sbattere le uova con il latte e mescolare tutto insieme fino ad avere un composto liscio e omogeneo.
Scaldare una padellina antiaderente e mettere una noce di burro. Versare un mestolino di pastella e far cuocere fino a che non si sarà solidificata da un lato. Girare il pancake e cuocere anche dall’altro lato. Togliere dalla padella e tenere in caldo fino a che non saranno tutti pronti. Servire con marmellata, miele, sciroppo d’acero o ricotta fresca e frutta a fettine.

La seconda:

200 gr di farina
2 cucchiaini da tè di lievito in polvere
1/2 cucchiaino da tè di sale
1 cucchiaio di zucchero
2 uova
250 ml di latte
3 cucchiai di olio di semi vari

In un recipiente medio unire: farina, lievito, sale e zucchero. Mescolare e mettere da parte. In un altro recipiente medio battere i bianchi d'uovo finchè diventano consistenti. In un terzo recipiente medio, senza lavare lo sbattitore, battere leggermente i tuorli.
Mescolare bene il latte e l'olio. Aggiungere i liquidi agli ingredienti solidi e mescolare finchè il composto è omogeneo ed aggiungere 
infine i bianchi d'uovo montati.
Ungere e riscaldare una padella di diametro medio a fuoco moderato. Mettere circa 3 cucchiai del composto per pancake ottenuto nella padella. Distribuire fino ad ottenere un cerchio di circa 10 cm. di diametro. Cuocere finchè la parte superiore fa bolle ed appare asciutta; 
girare il pancake e cuocerlo dall'altra parte finchè si scurisce. Mangiare caldi cosparsi di miele o sciroppo d'acero.

La guerra continua...

Una settimana pensando di andare a casa...
Pregustavo la pizza ai quattro formaggi, le lasagne della mia amica Adriana, le polpette, il pollo alla senape e le torte della mamma di Lorenzo.. Ed un milione di altre cose che mi avrebbero fatto riprendere i chili persi... (mannaggia, uno dei pochi lati positivi del periodo) ed invece:
la dieta forzata continua... Qui in ospedale si sono troppo affezionati a me e non mi vogliono far uscire..
In realta' ovviamente le cose sono un po' diverse... L' 80% dei casi entra in remissione completa dopo il primo ciclo di chemio e si procede con i cicli di consolidamento... Sembra che la sottoscritta, volendo sempre distinguersi dalla massa, sia finita nel 20% rimanente in cui la malattia resiste al primo ciclo.
Quindi oggi nuovo prelievo di midollo (speriamo sia simmetrico all'altro, così quando magra e guarita indossero' costumini sgambati, i buchini sembreranno un particolare tatuaggio) e poi nuova terapia studiata ancora più ad hoc per le mie molecoline cattive!
Con la mia compagna di stanza ci siamo dette che così ho più tempo per imparare a lavorare a maglia ( mi sono lanciata anche in questo lavoretto da brava donnina) e continuerò a raccontarmi sul blog..
Per fortuna ricominceranno anche le visite degli amici e dei colleghi, le risate sulle disgrazie lavorative e sentimentali delle mie amiche, i racconti sui deliri dei miei clienti, le parole dolci di tutti quelli che mi vogliono bene e mi danno la voglia di guarire in fretta per festeggiare (per chi lo conosce vi segnalo che Castiglione mi ha detto che se guarisco si veste da giamaicano e balla sui tavoli) .... Ora ci penso se ne vale la pena di fare tutto sto sbattimento per una visione del genere....

domenica 11 dicembre 2011

Che strano...

Che malattia strana... O forse son tutte così! Non ho, per mia fortuna altri grandi termini di paragone..
Da ieri la mia vicina di stanza, che e' alla fine della terapia ed in via di guarigione e quindi pensavo sarebbe stata bene essendo questo l'ultimo ciclo di chemio, e' presa da dei brividi pazzeschi.. Sembrano convulsioni ed, a parte prenderla in giro dicendole che sembra l'esorciccio, mi sconvolge come ogni giorno sia diverso dal precedente ed il nostro corpo reagisca in modo sempre piu' strano e imprevedibile...
Quando sei malato ti rendi conto di come tutto nel nostro corpo sia collegato, di come ci siano interazioni costanti e di come, se una cosa sconosciuta come il sangue non funziona, tutto cambi e le reazioni si modifichino..
Le infezioni, anche le piu' stupide (nel mio caso un ridicolo brufolo) diventano rischiose, il naso ti sanguina per nulla, e tu passi il tempo a guardare ognuno di questi singoli segnali come se fossero l'oracolo di risultati piu' importanti..
E ti rendi conto di una cosa: che belli i tempi in cui andavi al lavoro con la febbre, fregandotene dei brividi e sentendoti eroica perché sei al lavoro comunque, incurante di tutto.. E con occhio lucido e naso lacrimante vai dai clienti, tenti di indurli a non chiedere sconti troppo alti anche per rispetto al fatto che sei li, da loro, comunque! Perché pensi che la tua vita sia altro e quelli solo piccoli disturbi passeggeri..
Qui invece la tua dimensione cambia e come i migliori malati immaginari guardi ad ogni segno come se fosse premonitore di altre cose..
Oddio, tra un po' mi ridurrò a parlare solo di doloretti e del cibo dell'ospedale (sul quale peraltro si dovrebbe aprire un capitolo a parte tanto e' disgustoso)!!

sabato 10 dicembre 2011

Riflessioni sul trapianto

Vivo in un reparto in cui si parla molto con tutti, con gli infermieri, con i medici con i parenti della tua compagna di stanza... Ieri si e' scatenata una discussione accesa con una delle dottoresse in merito al trapianto di midollo, amichevolmente detto TMO..
Mi sono resa conto di quanto fossi ignorante.. Non sapevo come funzionasse, quali fossero i rischi e così via.
Mi sono anche lanciata in una disquisizione profonda sugli errori della campagna marketing fatta per stimolare i donatori. Come sempre non posso evitare di dire la mia!
Ritenevo che la poca informazione su come funziona e quali sono i potenziali rischi per il donatore (sostanzialmente nulli, se non un po' di mal di schiena per qualche giorno e qualche segno nella schiena del buchetto del'ago) limitassero molto l'iscrizione delle persone alla banca dei donatori. All'inizio infatti viene fatto un semplice prelievo di sangue e, solo quando emerge una compatibilita', si viene chiamati per il prelievo. Chissa' cosa immaginavo!
Ma mi sono anche sentita profondamente egoista. Me ne sono sempre disinteressata, presa dalla paura che potesse fare male o che fosse pericoloso, ed ora, che sono malata e che forse avro' bisogno di un angelo che magari si trova in Australia per salvarmi, sono qui a pensarci...
La dottoressa sosteneva che e' rischioso sollecitare troppo le persone, fargli pensare che magari non verranno mai chiamati, e che e' tutto semplice.. Quando poi succede, la compatibilita' c'e, e il donatore viene chiamato, spesso si fa prendere dalla paura e rinuncia... Chi diventa donatore deve essere convinto!
Non so, sono in dubbio se tanti di noi, se correttamente informati e sensibilizzati, in realta' sarebbero potenziali donatori convinti oppure se sia vero che e' preferibile che chi vuole donare debba fare un po' di sforzi per iscriversi cosi' da dimostrare di essere convinto...

venerdì 9 dicembre 2011

Una ricettina....

Da alcuni giorni vivo nell'attesa della modifica dei miei valori ematici... Ormai sono ben più importanti degli indici borsistici e dello spread...
Purtroppo non vanno benissimo e si allontana la data di uscita..
E quindi anche la data in cui potro' godermi qualcosa di buono da mangiare...
In attesa ecco una ricettina sfiziosa

Pollo alla senape

Tagliare a dadini un piccolo petto di pollo. In una ciotola mescolarlo con due/tre cucchiaiate di senape e lasciar riposare in frigo per circa 8 ore.
Avvolgere ciascun pezzetto di pollo in una fettina di pancetta e disporli su una teglia da forno coperta di carta forno. Cuocere in forno caldo per 15/20 minuti fino a che non sia ben croccante e dorata la pancetta. Servire ben caldi con pezzetti di rosmarino.

Mmm ho l'acquolina in bocca e appena vado a casa me li faccio... Magari con una bella insalatina (che non posso mangiare...) e un bel bicchiere di vino ( e quello si che posso!)

giovedì 8 dicembre 2011

E' passato un mese...

Sono entrata il 6 di novembre... Oggi e' sant'Ambrogio ed e' passato un mese.. Non mi sembra vero... Ad essere sincera il tempo e' anche passato in fretta, la mia postazione tecnologica aiuta molto nel far volare le ore in attesa del mio amore e delle visite degli amici.. 
Cosa e' successo in questo mese?
Entro ed il giorno dopo la diagnosi.
Che botta, entra questo dottore giovane e simpatico alle otto di sera e mi dice LEUCEMIA MIELOIDE ACUTA!!!!! Da vera signora commento con eleganza "minchia".... Quando una ragazza ha classe!
In realta', per quanto temessi qualcosa di brutto, non ero sinceramente preparata e mi e' proprio uscito dal cuore... 
Non ripeto cio' che ho pensato, almeno sono riuscita a non dirlo a voce alta, quando mi ha comunicato le possibilita' di guarigione... Dice che negli ultimi anni le cose sono migliorate e che le possibilita' di guarigione oggi sono al 50%...
Ad essere sincera non mi sono sembrate alte...
Poi lo tormento di domande e lo spiazzo completamente chiedendogli quanto tempo ho per pensarci. Mi guarda attonito e mi chiede a cosa io debba mai pensare... 
Sono una ragazza riflessiva e mi sembrava di doverci pensare e di doverne parlare con Massimo. Non potevo decidere da sola...

A quel punto il dottore se ne va, abbastanza perplesso, credo a causa della mia reazione... E io, totalmente sotto choc, chiamo Massimo, e gli chiedo di tornare in ospedale....

Non so come ho fatto a dirglielo.. Ho ricordi confusi di quel momento e so solo che ho pianto e che gli ho detto mille volte che dovevamo decidere insieme, che sarebbe stato un periodo difficile, una terapia lunga e con possibili complicazioni, che non volevo imporgli tutto questo... Etc
Sostanzialmente una pazza.. Cosa mi aspettavo? Che mi dicesse "non ce la faccio per cui non curarti!"
Ovviamente decidiamo di affrontare tutto e inizia questa folle avventura..
Esami, un delizioso catetere venoso nel collo che  dona al look più di un collier di diamanti, e poi la chemio! Tre sacchette di colori inquietanti ( una in realta' sembra Aperol e da allora coltivo una voglia pazzesca di uno spritz con le patatine). 
Mi sogno visioni mistiche di effetti collaterali sconvolgenti ed invece, quasi nulla, tanto che stresso i dottori chiedendogli se sia normale e se non sia sintomo che non sta facendo effetto.. Temo a un certo punto mi caccieranno per tirare il fiato.
In realta' il tempo trascorre abbastanza tranquillo.. Sto bene e, a parte piccolissimi effetti collaterali, non ho complicazioni... Ma non posso passare indenne attraverso questo periodo e arrivano puntuali le batoste psicologiche...
Inizio a perdere capelli a ciuffi, si sa, e' vero, ma poi quando ti accade e' uno choc. Ma sono forte mi dico! Chiedo alle infermiere di radermi stile Marines e così faccio. Ignara di tutto ciò che mi sarebbe arrivato addosso di li a poco, scherzo e faccio battute stupide su quanto la mia testa sia carina, tonda e con le orecchie piccole e ben proporzionate. 
E' mattina e sono serena. Mi sento forte di questo atto eroico...
Poi entra Massimo in stanza e capisco... La mia mamma non c'e più!!
Ma non dicono che quando ti accadono cose brutte hai dei pensieri premonitori? Io ero serena e, pur sapendo che sarebbe successo a breve, non me lo aspettavo quella mattina...
Giorni orribili.. Mi sento in colpa per non essere li con papà, mi sembra di non poter cedere al dolore, e quindi reagisco con up and down costanti..
Non mi lasciano mai sola e supero, in qualche modo le giornate durissime del Rosario e del funerale...
Pensi che piano piano le cose si sistemeranno, che in fondo ti sembra di essere gia' stata sufficientemente "sfigata" e dici: ora qualcosa migiorera'...
Ed invece l'incubo deve completarsi e due giorni dopo si sente male e muore la mia compagna di stanza... Le volevo bene, ti affezioni a chi vive con te per tanti giorni e non ti sembra vero..
Ma da li comprendi che abbiamo le risorse per superare tutto..
Ho ricominciato a pensare al mio obiettivo, a quello che vorrei fare in questo periodo, ho finito il mio libretto di ricette, ho iniziato questo blog... E ho continuato a vedere gli amici e a farmi coccolare da loro.. La vita e' divertente anche in ospedale e ho scoperto che non voglio perdermi nemmeno un momento di cio' che sto vivendo..
Forse e' per questo che ho deciso di annoiare chi legge con questa storia..

mercoledì 7 dicembre 2011

Ma le cose brutte non arrivano mai da sole..

Dopo due mesi di ospedale finalmente ci dicono che possiamo spostare la mamma... Sono contenta anche se non cambia radicalmente la situazione. E' un po' come portarla a casa anche se andiamo in clinica... 
Non so se a quel punto mi sia rilassata, se il mio cervello abbia pensato inconsciamente che lei sarebbe stata accudita meglio e che io avrei potuto tirare un po' il fiato, fatto sta che mi sono ammalata...
Prima un po' di raffreddore ed influenza e sempre più debolezza, sempre quei lividi strani... Il mio medico minimizzava (per usare un eufemismo) ed io a dirgli "ma mi sento debole"..
Svengo in banca e penso ad un calo di pressione, sono bianca come un cencio e penso "chissà magari ho qualche valore sballato"..
Ho la tachicardia e la domenica decido che forse e' meglio andare al pronto soccorso (ignara di tutto, giusto per mettermi tranquilla e fare un elettrocardiogramma) ... 

Da li il cataclisma! Il dottore mi fa i prelievi, l'elettrocardiogramma e' a posto, ma poi arrivano gli esiti. Lui e' bianco come un cencio, mi fa coricare e mi dice di non muovermi, e che mi deve ricoverare... L'emoglobina e' bassissima e i globuli bianchi altissimi...  
Mi sembra di essere in un frullatore, Massimo e' senza parole.. Ci guardiamo e non riusciamo quasi a parlare... 
Poi mi dice che mi trasferisce al policlinico.. Il miglior centro di ematologia che conosce...
Arrivo qui e inizia questa gara a ostacoli che sto vivendo...

Come e' iniziata questa vita parallela...

Come sia possibile essere catapultati da un fantastico mese di agosto trascorso vagando tra castelli scozzesi e chiuso nella romantica Venezia a una malattia incurabile della propria mamma e a farsi diagnosticare una leucemia acuta ancora non mi e' chiaro. Ma mi e' successo proprio questo. 

La mia mamma non stava bene, mal di schiena costanti a la tipica testardaggine delle piemontesi DOC, ma chi avrebbe pensato alla valanga che ci avrebbe investiti una volta arrivati in ospedale. 


Convinta a forza ad andare in pronto soccorso esordiamo con la tipica attesa senza fine e poi una brutta faccia del medico che la visita...
Ricovero di urgenza in malattie infettive e il nostro respiro di sollievo! Volevo credere che fosse una "banale" polmonite...
Ma come sempre succede nei peggiori incubi, dopo qualche giorno, arriva la conferma: quella maledetta malattia che e' il tumore. 

A quel punto pensi a quanto sei sfortunata. Hai quarant'anni, la tua mamma e' ancora giovane e ha avuto un ictus due anni prima... 

E credi di aver toccato il fondo....

Inizio a correre su giù dall'ospedale, faccio la carina con le infermiere per far si che coccolino la mia mamma, la accudisco come mai avrei pensato di fare, tento i piu' meschini sotterfugi per ottenere informazioni dai medici e per estorcere la cartella medica e spero...

Poi, purtroppo, arriva la conferma: non si puo' più fare nulla... Pianti, incredulita' e poi, il primo regalo di questo periodo assurdo: imparo a parlare con mia mamma, a raccontarci i pensieri e a discutere del nostro rapporto, di tutto cio' che non ci siamo mai dette, a piangere con lei e a ridere a crepapelle per le cose assurde che succedono in ospedale...